E’ un Delio Rossi visibilmente provato, quello che entra in sala stampa per quella che sarà la sua ultima conferenza stampa da allenatore del Foggia. Inizia con una battuta “è da un po’ che non ci vediamo, ma non ho sentito la vostra mancanza“, rivolta ai numerosi giornalisti presenti nella sala stampa Fesce. Inizia dunque a parlare ripercorrendo dall’inizio la sua breve e molto intensa storia calcistica con la piazza rossonera. Parte dall’incontro con Sapio a Napoli, per poi proseguire raccontando dell’incontro in quel di Bari con il presidente al quale ha chiesto di portare un collaboratore con se dicendo che non avrebbe certo firmato per 4 partite, ma per almeno un altro anno oltre le 4, traendo comunque un bilancio alla fine delle 4 partite. “Appena arrivato a Foggia, ho spento il telefono, mi sono allontanato da parenti e amici lavorando 24 ore al giorno senza svaghi, dormendo 3 ore a notte perchè ci tenevo a questa piazza. Il lavoro ci ha portato a cullare un sogno che proprio all’ultimo è finito come tutti sapete. Intanto voglio ringraziare il presidente che mi ha permesso di allenare il Foggia a differenza di altri, e poi voglio ringraziare i ragazzi della mia squadra che nonostante tutte le immense difficoltà che hanno subito, si sono dedicati completamente a me mettendosi a totale disposizione. Io un’idea del perchè non è andata bene me la sono fatta, ma è una cosa che esula dal mondo del calcio e me la tengo per me. Come ho detto prima ho un contratto di 1 anno e 4 mesi, ma io il prossimo anno non sarò più l’allenatore del Foggia per una mia scelta personale, e vi assicuro che non sarei stato più l’allenatore del Foggia anche se fossimo andati in serie B. Per fare il mestiere di allenatore devi essere razionale, ed io purtroppo qui a Foggia non riesco ad essere razionale nel mio lavoro perchè sono troppo legato sentimentalmente ed affettivamente alla piazza. E’ più giusto che venga al mio posto un altro allenatore che sia meno legato affettivamente ed abbia meno rapporti con il territorio rimanendo più distaccato. Io sono troppo coinvolto e questo è l’unico motivo per il quale rinuncio alla panchina rossonera. Io sono, sarò e rimarrò tifoso del Foggia. La mia decisione era maturata già da un mese e alla mia famiglia lo ho detto solo la sera dopo la partita, il problema, lo ribadisco, è che io qui sono troppo coinvolto e non riuscirei a fare il mio lavoro. I presidenti, gli allenatori, i giocatori passano, la squadra rimane“. Alla domanda del perchè abbia accettato la panchina del Foggia, Rossi dice “pensavo di riuscire a contenere le emozioni, ma non ci sono riuscito. Per giudicare una situazione o una persona, la devi vivere dall’interno. In questo momento non sono sereno e non è giusto per il Foggia“. Gli viene chiesto se a seguito di queste affermazioni lui non avrebbe fatto più l’allenatore del Foggia, e Rossi risponde “no, l’allenatore del Foggia certo non più, forse farò ancora l’allenatore, ma non sicuramente quello del Foggia“. Tornando sulla doppia sfida con il Lecco, Rossi ammette che “ci sono tante cose che non mi quadrano, in 2 partite ho visto troppe cose strane e tutte unilaterali e quindi mi chiedo cosa possa essere successo, ma qui mi fermo. Io non voglio cadere nel vittimismo perchè non avendo vinto, è facile dare la colpa a qualcun altro ma ho visto cose strane come ad esempio il var che è funzionato una sola volta in 2 partite e solo da un lato“. Parlando dei playoff, il mister individua come la più difficile la prima partita con il Cerignola poichè si arrivava da un lungo periodo di stop e si era lavorato dal punto di vista sia tattico che fisico, senza esagerare. “L’essere arrivato quarto in classifica, mi aveva un po rammaricato proprio perchè con 20 giorni di stop avremmo rischiato di perdere il ritmo partita, e infatti la gara di Cerignola si è rivelata tale. La gara di ritorno, è stata la partita della svolta lavorando meno sul punto vista tattico, e più dal punto di vista emozionale. Vincere quella gara mi ha fatto capire che saremmo arrivati fino in fondo, le altre partite sono state più che altro un gestire il recupero dei calciatori tenendo tutti sulla corda. Sono stati tutti fondamentali e non c’è stato neanche un calciatore che si è tirato indietro, neanche chi ha giocato pochi minuti. Tra gli episodi della partita di andata con il Lecco, spicca il mancato rigore con relativa espulsione su Frigerio, anche perchè poi magari il rigore lo sbagliavamo, ma loro avrebbero giocato in 10 e senza Lepore che poi ci ha fatto gol all’andata e al ritorno. Quindi quel mancato rigore è stato secondo me fondamentale. Alla società ho comunicato la mia decisione lunedi mattina, non l’ho fatto prima perchè avrei voluto lasciare con la serie B raggiunta, anche perchè come ho detto, avrei lasciato in ogni caso. Vi porto anche i saluti e ringraziamenti del mio secondo Fedele Limone”.
Si conclude così una esperienza breve ma intensa, vincente al 99%, di un allenatore che per il troppo amore, decide di separarsi dalla sua squadra e dalla sua amata piazza. Ad maiora mister.