Nella storia la figura femminile ha sempre lottato per far riconoscere la propria uguaglianza e i propri diritti. Vale anche nello sport in cui le donne sono sempre state definite troppo deboli, emotive e poco competitive. Ma sono proprio le donne ad aver regalato allo sport italiano le soddisfazioni maggiori degli ultimi anni. Basta ricordare Federica Pellegrini, soprannominata ‘la Divina‘, è la più grande nuotatrice italiana della storia e l’unica al mondo ad aver vinto otto medaglie consecutive in altrettante edizioni dei campionati mondiali oltre ad aver stabilito numerosi record. La grinta di Valentina Vezzali, la schermitrice più vincente di sempre nel fioretto, la donna più medagliata nella scherma e la sportiva italiana con più medaglie d’oro. La grazia di Flavia Pennetta, una delle tenniste italiane più forti di tutti i tempi, vincitrice degli US Open 2015. L’eleganza di Tania Cagnotto, l’unica donna italiana ad aver vinto una medaglia d’oro mondiale nei tuffi, oltre ad essere la tuffatrice europea con il maggior numero di podi in carriera. Ma non possiamo dimenticare la classe di Carolina Kostner, una pattinatrice artistica su ghiaccio vincitrice della medaglia di bronzo ai Giochi olimpici invernali di Soci 2014 e campionessa mondiale 2012; la saggezza di Deborah Compagnoni, un’ex sciatrice alpina italiana, prima atleta al mondo e unica italiana ad aver vinto una medaglia d’oro in tre diverse edizioni dei Giochi olimpici invernali nella storia dello sci alpino; la determinazione di Simona Rinieri, ex pallavolista italiana che durante la sua carriera ha vinto trofei e campionati.
Spesso però non dobbiamo andare molto lontano per cercare esempi di donne coraggiose che hanno scritto la storia dello sport. A Foggia ne abbiamo di eccellenze, una su tutte Martina Criscio, salita in pedana all’età di otto anni, nel circolo Schermistico Dauno di Foggia. Dalla Puglia, l’azzurra si è poi imposta sui palcoscenici di tutto il mondo e, dopo tutta la trafila delle giovanili, nel 2017 è riuscita a mettersi al collo l’oro mondiale e l’oro europeo nella sciabola a squadre.
Nonostante il calcio sia considerato uno sport maschile ci sono donne che si sono distinte calciando un pallone. Una su tutte Carolina Morace, che nel corso della sua carriera ha vestito oltre 150 volte la maglia della nazionale e ha vinto ben 12 scudetti e due coppe Italia; Elisabetta Vignotto, una grande goleador nella Seria A, a lungo nei vertici della classifica marcatori nei primi anni Settanta con le maglie del Real Juventus e del Gamma 3 Padova; Patrizia Panico ha conquistato dieci scudetti, cinque Coppe Italia e otto Supercoppe italiane.
Ma nel mondo dello sport le donne si distinguono anche nelle discipline dedicate ai disabili. Tre le donne che si sono distinte nello sport per disabili c’è Martina Caironi, rimasta coinvolta all’età di 18 anni in un incidente stradale che le ha causato l’amputazione della gamba sinistra all’altezza del femore. Non si è arresa ma si è avvicinata all’atletica leggera paralimpica, sport nel quale ha conquistato anche record mondiali.
Non si può dimenticare la grinta di Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio Grandis, detta Bebe Vio, schermitrice italiana, specialista del fioretto, campionessa paralimpica, mondiale ed europea in carica di fioretto individuale paralimpico. Bebe Vio, all’età di 11 anni, è stata colpita da una meningite che le ha causato un’estesa infezione tanto da costringere all’amputazione degli arti. Anche lei nonostante la tragedia non si è arresa e con grinta ha ripreso l’attività sportiva di schermitrice grazie a una particolare protesi progettata per sostenere il fioretto.
Ma ci sono storie come quella di Alessandra Donati che fin dalla nascita è affetta da una malattia neurodegenerativa di origine genetica, che provoca un progressivo indebolimento dei muscoli di piedi, gambe, mani e braccia. Ma questo non l’ha fermata anzi è diventata una golfista e nel golf ha conseguito titoli e soddisfazioni.
Spesso però l’immagine delle donne sportive diventa una questione di genere. In Italia la “Carta dei principi dello sport per tutti”, redatta nel 2002, afferma che “praticare lo sport è un diritto dei cittadini di tutte le età e categorie sociali”, ma purtroppo non è così in tutto il mondo perché per alcune religioni bisogna rispettare regole morali ed etiche. Nella cultura islamica alcuni comportamenti sportivi nei confronti delle donne sono malvisti e spesso censurati. Come ad esempio, quello di mostrare il corpo in maniera eccessiva, il farsi riprendere in televisione e l’esibirsi davanti a un pubblico maschile. Per questo in alcune parti del mondo le donne non posso praticare sport di nessun tipo e mostrarsi in pubblico. Ci auguriamo che presto si possano abbattere tutti i muri alzati dai preconcetti perché bisogna capire che le differenze di genere sono un limite troppo grande ma deve essere superato. È importante, invece, puntare l’attenzione sulla sana competizione e sui valori dello sport che devono vincere ogni discriminazione.