articolo di Roberto Levantaci
In Fuga per la vittoria il suo gesto tecnico regala il 4-4 alla Selecao. La partita di calcio tra alleati e nazisti che ha fatto la storia del cinema. La posizione sfida le leggi della fisica, a mezz’aria, sospeso nel vuoto, intento ad effettuare la più spettacolare prodezza nel mondo del calcio. Quella che sogni da bambino: la rovesciata. O, meglio, la bicicletta, come dicono a Rio de Janeiro. Niente male per uno alto un metro e settantadue per settantacinque chili. Un mix di agilità, potenza, talento e precisione. Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelé, si è spento all’età di ottantadue anni in un ospedale di San Paolo del Brasile. Era malato di cancro al colon. La leggenda del calcio, il mito, il Re, il più forte di tutti, l’unico calciatore al mondo ad essere tre volte campione del mondo. La prima a soli diciassette anni. L’ultima, quando prese l’ascensore, alle spalle di Burgnich che lo vide in cielo. Patrimonio storico-sportivo dell’umanità, ministro dello sport, calciatore del secolo nominato dalla Fifa. Ma mai pallone d’oro. Detiene il record delle reti segnate: 1281 in 1363 gare disputate. Quasi una a partita. La maglia bianca del Santos e quella verdeoro del Brasile. Solo alla fine della carriera anche quella dei Cosmos, negli Stati Uniti. Moratti voleva portarlo all’Inter, gli offrì l’impossibile. Non ci riuscì. Quando si dice una bandiera.
“Non c’è niente di più divertente di un pallone che rimbalza” era solito dire, con tutta la semplicità che lo ha sempre contraddistinto. Andy Warhol, che lo ritrasse nel 1977, disse di lui: “Uno dei pochi che ha contraddetto la mia teoria: invece di 15 minuti di fama, avrà 15 secoli“. Il duello a distanza con Maradona, anche se di due generazioni diverse. Maradona è megl e Pelé, cantavano a Napoli negli anni ’80. Meglio l’argentino o il brasiliano? Lui, O Rey, ha sempre messo tutti d’accordo: “Davanti a Dio siamo tutti uguali”. Immortale.