Perdere, in fondo, è una questione di metodo

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Articolo di Roberto Levantaci

“Ho perso, ho ancora perso. Non mi irrita, ne’ mi preoccupa. Perdere è una questione di metodo”. Non ce l’ha fatta Carota, il sempreverde ha vinto ancora. Per la settima volta. Verde dalla testa ai piedi, verdi pure le scarpe, grosso come un abete, resistente e legnoso, davvero difficile da buttar giù. A fine gara il coccodrillo della Lacoste è sembrato ancora più grosso, gigantesco come lui, come il numero uno del mondo. Ha provato a sradicarlo Carota, ad abbatterlo, a piegare l’arbusto, si era messo a studiare, tutti gli altri solo il percorso per arrivare fin lì. La finale con il numero uno. Lo sapeva sin dall’inizio il fuoriclasse altoatesino, l’ultima gara contro il più forte di tutti. Il ragazzino contro il gigante. Il fumo degli occhi di cinque giorni fa, il sogno infranto. È arrivato scarico il rosso, non si è acceso come in altre occasioni. Dall’altra parte della rete la solita macchina che non sbaglia un colpo. Come tirare la palla contro un muro. Trentasei anni ma non se ne accorge nessuno. Per il passaggio di consegne tocca ancora aspettare. Il secondo è il perdente, alla fine è solo uno che vince. Con la speranza, concreta, in tasca e la consapevolezza che, prima o poi, la vittoria, arriverà. Perdere, in fondo, è una questione di metodo.

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