articolo di Roberto Levantaci
A Foggia nemmeno giocava, faceva il secondo a Bizzarri. Otto presenze in tutto, dodici gol incassati. Poi la retrocessione, il fallimento. Andries Noppert fu costretto a fare le valigie, come tutti gli altri. Se ne tornò da dove era venuto, in Olanda. Senza lasciare traccia. Correva l’anno 2019, appena tre anni fa, e per quello spilungone di oltre due metri sembrava quasi che la parentesi calcio si sarebbe chiusa qua. La sua ragazza insisteva per il concorso in polizia, lui però aveva altre idee per la testa. E poi, chissà se l’avrebbero avuta una divisa per quei duecentotre centimetri. In quegli anni si allenava ad Amendola, il Foggia, lui aveva l’aria del gigante buono. Oggi è il numero uno della squadra olandese, Van Gaal lo ha voluto nel suo undici titolare. Oggi gli Orange entrano nelle prime otto del mondo, grazie anche alle parate di quel semaforo di un solo colore, quello di fare attenzione. C’è un pizzico di Foggia in questo mondiale. Orfani della nostra nazionale, non mi dispiacerebbe se uno che è passato da queste parti alzasse la coppa più prestigiosa. Tre gare al traguardo.
