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    Un puzzle da 660…minuti e più

    Quanti di noi nella propria vita non si sono soffermati per un attimo dinnanzi ad uno scaffale in cui fossero esposte scatole di puzzle da comporre che si differenziavano tra loro per numero di tessere e diversità di immagine. Quasi sempre le immagini più belle, quelle che maggiormente attiravano l’attenzione, erano quelle con il più alto coefficiente di difficoltà. Il cammino dei satanelli nei play off, potrebbe essere paragonato proprio ad un puzzle che attira per la sua bellezza e per la sua complessità. Tenacia, pazienza, abnegazione e attaccamento alla maglia da parte dei satanelli, che hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, hanno fatto si che questo meraviglioso puzzle andasse sempre più prendendo forma definendo una di quelle immagini che lasciano con il fiato sospeso e che restano impresse nel cuore di ogni tifoso foggiano. In tante occasioni si è pensato che la tessera giusta per comporre questo puzzle fosse difficile da trovare, tanto che in tutti noi faceva capolino l’idea di non potercela fare, ma non certo nella testa di Peralta e compagni. Queste tessere di difficile incastro posso essere senza dubbio rappresentate dalla vittoria in casa con il Potenza, con una rete di Di Noia allo scadere da oltre trenta metri, dall’insperato recupero nella gara con l’Audace, per non parlare dell’impresa in terra calabrese, ai danni della corazzata Crotone. L’ultimo atto in ordine di tempo va in scena allo stadio Adriatico “Giovanni Cornacchia” di Pescara, dove ad attendere i rossoneri in gara due (andata allo Zaccheria terminata 2 a 2) ci sono gli abruzzesi guidati da una icona del calcio rossonero, Zdenek Zeman. Il nostro viaggio verso Pescara inizia alle 17.00 del fatidico 8 giugno 2023 e i 180 km circa che separano la cittadina dauna da quella abruzzese trascorrono tra entusiasmo, battute varie, sana preoccupazione e perché no anche qualche piccolo gesto scaramantico, oltre ad un cauto ottimismo che probabilmente non ci ha abbandonato neanche nei momenti più difficili. Appena arrivati a Pescara ed entrati nello stadio ci si è subito resi conto che la gara tra Pescara e Foggia, era davvero difficile da collocare quale match di Lega Pro. Il colpo d’occhio che lo stadio offriva era qualcosa di unico e nel percorso che abbiamo fatto per raggiungere la tribuna stampa, non abbiamo avuto difficoltà ad incrociare  campioni del passato e del presente, da Fabrizio Miccoli a Fabio Lucioni, solo per citarne qualcuno, passando per Roberto Rambaudi punta di diamante del tridente di Zemanlandia e commentatore tecnico di Rai Sport, nonché inventore della “zona Foggia” che presto sostituirà la più famosa “Zona Cesarini”. L’aria che si respirava allo stadio era da brividi e non appena arrivati al nostro posto e aver letto le distinte delle squadre non abbiamo potuto non notare la differenza di organico, il Pescara in panchina poteva disporre di ben quindici elementi, il Foggia solo di otto causa infortuni e squalifiche. Finalmente ci siamo, alle 20.30, arriva il fischio di inizio da parte del direttore di gara il Sig. Marco Monaldi di Macerata, e al pronti via il Foggia si trova sotto di una rete ad opera di Cuppone che metteva alle spalle di Dal Masso. Gli sguardi dei pochi giornalisti presenti in tribuna si incrociavano ed erano un mix tra rinnovato ottimismo e rammarico per la rete subita in apertura di match. Durante la gara, il rammarico per la rete subita lasciava spazio all’ottimismo per l’ottima prestazione che i rossoneri sciorinavano, prendendo sempre più campo e fallendo in tre occasioni (due con Bjarkason ed una con Frigerio) il pareggio. Il momento chiave arriva al minuto 95, in pieno recupero, quando mister Delio Rossi con una idea magica manda nella mischia Markic, sfido tutti a dire chi in quel momento ha “capito” la scelta del mister che poi si è rivelata vincente. La “zona Foggia” si afferma sempre più ed il pareggio arriva ad opera di Rizzo al minuto 98, lesto a ribadire in rete una sponda di Ogunseye. Apoteosi in campo, tra i circa 500 tifosi rossoneri sugli spalti e addetti ai lavori in tribuna stampa, seppure contenuta per ovvi motivi. Si va ai supplementari e la storia non cambia, purtroppo ancora una volta a passare in vantaggio è il Pescara con Desogus. Mi volto verso il collega che era al mio fianco, non ci diciamo nulla ma il nostro sguardo era come se recitasse  ”tranquillo la recuperiamo ancora una volta” e così è stato. Al minuto 115 arriva ciò che speravi, la rete del pareggio ad opera di Toni Markic. Proprio il calciatore oggetto dei dubbi che il 99% dei tifosi foggiani avevano avuto al minuto 95 quando non riuscivano a spiegarsi il motivo di quella sostituzione, motivo invece ben noto al mister che ha dimostrato di essere un vero stratega ed esperto di calcio e soprattutto un uomo che in questa avventura ci sta mettendo molto più cuore di quanto si potesse immaginare. Lo stesso cuore dei tifosi foggiani, messo a dura prova nella lotteria dei calci di rigore con errori commessi quasi in successione dalle due squadre. Non in successione invece è stata la parata di Dal Masso che con un vero colpo da maestro para il rigore ad Aloi e spiana la strada alle reti di Vacca prima e Rutjens poi, prima dell’errore decisivo di Desogus che consegna alla squadra di Delio Rossi un’altra importantissima tessera del meraviglioso puzzle che i rossoneri minuto dopo minuto stanno componendo. Abbracci, salti e pianti di gioia da parte rossonera, sconforto ed incredulità sulla sponda biancoazzurra. Il mio sguardo incrocia quello del collega ed in quel momento ci rendiamo realmente conto della nuova ed eroica impresa che i ragazzi tutto cuore del Foggia hanno compiuto. Ci accingiamo a lasciare lo stadio Adriatico orgogliosi della nostra squadra, tra commenti di varia natura da parte degli addetti ai lavori, mentre vari messaggi provenienti da Foggia ci informavano che i tifosi iniziavano a festeggiare. Festeggiamenti protratti fino alle 3.50 del mattino, quando il pullman rossonero è arrivato nel piazzale dello stadio Zaccheria, accolto dal boato del popolo rossonero. Per la squadra invece i festeggiamenti dureranno poco perché già da oggi la mente è rivolta al prossimo impegno, quello decisivo, la finale con l’altra finalista Lecco. Al Foggia mancano ancora le ultime due tessere per terminare il puzzle più bello che sia mai stato composto, incorniciarlo ed esporlo nella bacheca del Calcio Foggia 1920 consegnandolo alla storia. Siamo certi che neanche il più bravo sceneggiatore di film thriller avrebbe potuto prevedere uno scenario simile, dalle mille emozioni. Andiamo Foggia manca poco, quel poco che andrà conquistato con il coltello tra i denti, minuto dopo minuto, sforzo dopo sforzo ricorrendo alle ultime energie rimaste. Ormai siamo abituati a “soffrire” per poi “gioire” sperando che alla fine a gioire sarà una città intera bardata per l’occasione solo ed esclusivamente di rossonero.

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